BrainControl, una storia di innovazione del settore health
Pasquale Fedele, CEO di BrainControl, startup vincitrice della competition di Wired e Regione Lombardia, ha raccontato a Open Innovation la loro innovativa idea imprenditoriale.
Pasquale, se dovessi definire la vostra idea imprenditoriale in un tweet, cosa diresti?
Artificial Intelligence for Human-Machine interaction
Ci descrivi il gruppo di lavoro di BrainControl? Con quale aggettivo vi descrivereste?
Pasquale Fedele, fondatore e CEO: determinato
David Landi, Ingegnere informatico: estroso
Antonio Bartolomei, Software Designer: pratico
Tommaso Chiantini, Software & Web Developer: preciso
Myriam Gioia, Speech Therapist: appassionata
Qual è l’idea innovativa che contraddistingue la vostra startup? Qual è il valore aggiunto che porta nel vostro settore?
Abbiamo sviluppato un framework, BrainControl, basato su Intelligenza Artificiale per l’interazione uomo-macchina mediante bio-feedback.
Come primo ambito applicativo il framework è stato dedicato allo sviluppo di un dispositivo di comunicazione aumentativa alternativa basato su BCI, una sorta di “joystick mentale” che permette di superare disabilità motorie e di comunicazione.
BrainControl riempie un vuoto tecnologico per pazienti che hanno abilità cognitive intatte, ma che non sono in grado di muoversi o comunicare, stadio chiamato “locked-in”, e soddisfa molti dei bisogni di tanti altri pazienti in condizioni meno gravi.
Le versioni future implementeranno funzionalità avanzate di comunicazione ed intrattenimento, domotica e robotica. Sono già stati realizzati dei prototipi funzionanti della tastiera virtuale, domotica, controllo della sedia a rotelle e di un robot umanoide, con varie modalità di interazione.
L’entry market è quello medicale delle tecnologie assistive. In particolare, BrainControl è rivolto a persone cognitivamente abili ma affette da malattie che paralizzano totalmente o parzialmente il corpo e la capacità comunicative
Nel futuro, l’impiego della nostra tecnologia sarà esteso ai mercati dell’Internet of Things e della robotica.
Com’è nata la vostra idea imprenditoriale e la decisione di formalizzarla in una startup?
L’idea mi è venuta lavorando, durante un progetto di ricerca universitario, ad un benchmark sullo stato dell’arte della Brain Computer Interface (BCI), un settore di studi sull’interazione uomo-macchina attraverso le onde cerebrali. Allora la BCI contava già tanti studi e prototipi, ma niente che fosse usabile e robusto al punto da poter uscire dalle mura dei laboratori di ricerca; è allora che ho sognato di ridare la possibilità di comunicare a quei pazienti tetraplegici o affetti da paralisi totale che fossero ancora in possesso di funzionalità cognitive attive.