Un borgo dell’Emilia Romagna modello nel mondo per la lotta alle malattie cardiovascolari
Brisighella, in Emilia Romagna, ha potuto dichiarare guerra alle malattie cardiovascolari, con un progetto iniziato nel 1972 dall’Università degli Studi di Bologna e grazie alla collaborazione dell’amministrazione locale, dei medici di famiglia e della cittadinanza ha ottenuto straordinari risultati, tanto da diventare un modello d’esempio in tutto il mondo.
“Brisighella HEART Study” è lo studio osservazionale che, per continuità e significatività, è uno dei più longevi ed evoluti casi mai esistiti al mondo di monitoraggio longitudinale di una popolazione.
La volontà, pioneristica al tempo, dello studio di Brisighella è stata quella di incentrare la ricerca, oltre che sul ruolo della ipertensione, su alcune caratteristiche del profilo lipidico e sullo stile di vita della popolazione. Un’attività che ha potuto dar vita a uno studio epidemiologico tutto italiano che verificasse la correlazione tra i fattori lipidici, ipertensione arteriosa, parametri antropometrici e abitudini di vita (alimentazione e attività fisica) e le malattie cardiovascolari. «Da Brisighella abbiamo imparato che il modello medicalizzato dell’imposizione, del divieto e della paura non serve. Molto più efficace quello del dialogo e dell’educazione», dice Claudio Borghi, professore di Medicina Interna dell’Università di Bologna e responsabile del “Brisighella HEART Study”.
Oggi, grazie al progetto educazionale Brisighella Project di MSD il piccolo paesino nel cuore dell’Emilia Romagna apre le sue porte, entra nei pc con il sito www.atuttocuore.it.
Perché Brisighella? Perché la popolazione risultava omogenea, si erano conservate intatte le tradizioni alimentari locali ed erano assenti i fenomeni d’immigrazione. E poi perché era diffuso il fenomeno del “pendolarismo” quale causa di stress cronico, determinante della malattia. Altro aspetto antesignano dello studio Brisighella è stato un programma di intervento che coinvolgesse tutta la popolazione, compresi i bambini delle scuole, che potesse tradursi in una inversione dell’andamento negativo dei fattori di rischio misurati. L’intervento si è articolato principalmente su modifiche dello stile di vita della popolazione, promuovendo sia un’alimentazione più “sana” (senza però allontanarsi dalle tradizioni culinarie della Romagna) sia l’aumento dell’attività fisica nei soggetti sedentari. Per realizzare questa ambiziosa parte del programma si è deciso di trasformare i bambini stessi in promotori di salute all’interno della famiglia con una scarto antecedente di almeno trent’anni rispetto a programmi analoghi sviluppati ai giorni nostri.
Questo intervento ha prodotto notevoli risultati non solo in termini di riduzione del livello dei fattori di rischio ma anche in termini di riduzione di mortalità. E oggi, il Progetto Brisighella è in continua evoluzione.
Fonte: www.healthdesk.it
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