Si è concluso lo scorso 30 settembre la Joint Action ImpleMENTAL, il progetto finanziato dall’UE che ha visto la partecipazione di ben 21 paesi europei, tra cui l’ASST Lecco come rappresentante della Regione Lombardia, con il supporto del Cluster Tech For Life.
Negli ultimi anni, la salute mentale è diventata una delle principali sfide per l’Europa, con numeri che richiamano sempre più attenzione e azione. Secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 25% della popolazione europea soffre di problemi di salute mentale almeno una volta nella vita, con oltre 84 milioni di persone che sperimentano disturbi come ansia e depressione. In Italia,i dati del Rapporto Salute Mentale 2022 del Ministero della Salute, indicano che circa 1 persona su 10 riceve assistenza dai servizi di salute mentale ogni anno. Nel 2021, più di 800.000 persone hanno usufruito dei servizi per disturbi mentali e si stima che il 17% della popolazione soffrirà di un disturbo mentale nel corso della vita. È in questo contesto che si inserisce ImpleMENTAL, un progetto innovativo volto a migliorare la gestione e l’accesso ai servizi di salute mentale, promuovendo l’implementazione di best practices a livello territoriale.
Non è un caso parlarne oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, una ricorrenza che rappresenta un’opportunità per riflettere su come istituzioni, comunità e cittadini possano collaborare per migliorare il supporto e ridurre lo stigma che ancora avvolge le malattie mentali.
La Joint Action ImpleMENTAL, conclusasi il 30 settembre 2024, ha visto la creazione di reti tra ben 21 paesi europei partecipanti che nell’arco di tre anni si sono impegnati nel supportare un cambiamento nell’organizzazione e nella governance dei servizi di salute mentale, spostando l’assistenza da un approccio istituzionalizzato verso la creazione sostenibile di reti locali basate sulla comunità e centrate sul paziente.
Il progetto lombardo è stato gestito dalla DG Welfare di Regione Lombardia, con il coordinamento dell’ASST di Lecco e del responsabile di progetto, il dott. Antonio Lora, con la consulenza della dott.ssa Teresa Di Fiandra e il supporto del gruppo di implementazione regionale composto dalla dott.ssa Stefania Pollice e Simonetta Martini, nonché con il sostegno del nostro Cluster Tecnologico per gli Ambienti di Vita.
Nello specifico, la best practice implementata dalla Regione Lombardia ha rappresentato una frontiera per migliorare la qualità della cura nei giovani pazienti (18-30 anni) con disturbo borderline di personalità, attraverso l’adozione di interventi psicosociali basati sull’evidenza e la promozione di un processo di recovery e di inclusione sociale.
L’azione migliorativa è stata avviata in ben 18 ASST lombarde, raggiungendo risultati significativi. Sono stati infatti implementati interventi psicosociali basati sull’evidenza e attivati piani di trattamento mirati, coinvolgendo direttamente 313 pazienti di età compresa tra 18 e 30 anni con Disturbo Borderline di Personalità e circa 2/3 dei Dipartimenti di Salute Mentale hanno attivato programmi di cura con almeno 15 pazienti.
Nei primi 6 mesi di implementazione sono stati erogati circa 21.000 interventi e questo ha permesso di incrementare l’intensità di cura nel 70% dei pazienti arruolati (almeno 6 interventi psicosociali nei primi tre mesi di trattamento).
Il 60% dei pazienti ha partecipato ad almeno 3 sessioni psicologiche, mentre il 42% ha seguito almeno una sessione di psicoeducazione. Non solo, il progetto ImpleMENTAL proprio perché crede nell’importanza di coinvolgere e supportare i familiari, ha rivolto interventi specifici per loro in più di un terzo dei casi.
Questi numeri sono stati raggiunti grazie a 298 professionisti della salute mentale che hanno partecipato alla formazione generale sugli interventi psicosociali basati sull’evidenza e a 42 professionisti che hanno partecipato alla formazione sulla recovery nei giovani pazienti con Disturbo Borderline di Personalità.
Per completare il percorso, il progetto ha anche favorito un dialogo più strutturato tra i diversi portatori di interesse, incoraggiando riunioni periodiche con i servizi sociali e le associazioni dei familiari, fondamentali per rafforzare il supporto e creare una rete di collaborazione attiva.
Questo progetto sottolinea ancora una volta quanto sia importante investire nella formazione, uno strumento necessario per migliorare i servizi di salute mentale e monitorare i progressi del lavoro. Tuttavia, è necessario accompagnare il processo formativo con un metodo che favorisca i percorsi di implementazione del progetto. L’utilizzo di strumenti derivati dalla Joint Action, come ad esempio la RoadMap e il Piano di Azione, è essenziale per garantire che il progetto si sviluppi e possa essere mantenuto nel tempo.
Si evidenzia inoltre come un fattore cruciale per garantire la qualità dell’assistenza comunitaria in ambito salute mentale sono i trattamenti psicosociali, il cui valore cresce di pari passo con il coinvolgimento attivo delle associazioni di familiari e utenti, nonché dei servizi sociali dei Comuni, per garantire inclusione sociale e favorire il processo di recovery. L’Italia, per prima, con la chiusura degli ospedali psichiatrici e la creazione di una rete di servizi territoriali ha dato valore ed importanza alla cura delle persone nel territorio e alle pratiche di inclusione sociale.
Perché la Lombardia rappresenta un caso di successo? Grazie alla struttura del sistema di salute mentale che, costruito come una rete di Centri di Salute Mentale nel territorio, istituiti dopo la riforma psichiatrica, ha consentito l’implementazione del progetto in 2/3 della Regione.
Indispensabile è stato il forte supporto della DG Welfare di Regione Lombardia, che ha sostenuto il progetto in ogni fase del processo di implementazione. Il sale del successo di questo progetto è da ritrovarsi nella grande motivazione e passione dimostrata dai professionisti e dal personale dedicato che vi hanno preso parte.
Il prossimo obiettivo sarà quello di costruire con gli stakeholder un gruppo di lavoro stabile a livello regionale per definire un percorso di cura per i giovani pazienti con BPD, finalizzando i risultati del pilota al miglioramento delle cure psicosociali e alla creazione di reti articolate con i servizi sociali e le associazioni familiari/utenti.
“Abbiamo bisogno di salute mentale per le persone giovani e le loro famiglie. Abbiamo bisogno di migliorare l’accesso ai servizi e la qualità della cura da loro erogata, abbiamo bisogno di favorire la costruzione di reti tra servizi di salute mentale e servizi sociali, associazioni di utenti e familiari. In ultimo abbiamo bisogno noi tutti di salute mentale.” come affermato dal dott. Antonio Lora.
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